mercoledì 26 settembre 2012

QUANTO ANIMALE C'E' IN ME?


Orecchie tonde in bella vista. Sguardo serafico verso l’infinito. Labbra serrate e risolute. Un panda gigante ha rubato la copertina dell’ultimo numero della rivista “Philosophie” e, per un mesetto buono, resterà ieraticamente appollaiato sugli scaffali delle edicole tedesche. “Wie viel Tier steckt in mir?”

“Quanto animale c’è in me?”. Domanda leziosa per uno spudorato esemplare di ailuropoda melanoleuca. Evidente che sia più animale lui di tutti quegli altri bipedi che gigioneggiano davanti alla rivista con imbarazzanti smorfie onomatopeiche. Oppure...è forse un uomo astutamente mascheratosi per un improbabile corteggiamento? E' il risultato malriuscito di una portentosa crema rinfoltente? E se fosse piuttosto il papà di Ranma, quello sciagurato maestro giapponese che per trarsi d’impaccio dalle responsabilità della vita si gettava addosso secchiata d’acqua fredda, trasformandosi in un goffo divoratore d’eucalipto? Se la metamorfosi dell’ego cartesiano non fosse solo un manga pruriginoso, o un racconto kafkiano, o una fotografia ruffiana, ma la sciamanica vestizione di un tutu taumaturgico? No. No. Non stiamo parlando neppure di quanto panda, gatto o canguro vi sentiate. Non è questione di lana caprina. 

Qualcosa di più e qualcosa di meno, direbbe pacatamente Aristotele: l’uomo è pur sempre animale, ma di una specie particolare. Un animale razionale. Per secoli l’affermazione dello Stagirita è stata ripresa e citata, quasi fosse un assioma incontrovertibile. Oggi non tutto sembra più così scontato: l’imbarbarimento dell’uomo contemporaneo, incapace di fare due più due senza interpellare l’oracolo della Mela Rosicchiata o, ancor peggio, di riconoscersi al di là di un autoscatto in versione rullino sbiadito, solleva leciti sospetti - insieme al professor David Geary - che la massa cerebrale di cui siamo dotati sia in buona parte superflua. Non a caso il nostro stesso corpo ha iniziato silenziosamente ad atrofizzare organi non più così essenziali: e se avere un coccige poco sporgente non è affatto un dramma per i più, il calo della fertilità o il rimpicciolimento dei genitali potrebbe far drizzare almeno l’orecchio a qualcuno. Sempre che un auricolare spugnoso non l’abbia già sostituito. Stiamo parlando dell’orecchio, naturalmente. 

Se la nostra salvezza in quanto specie continuerà a dipendere solo dalla percentuale di raccolta differenziata e, conseguentemente, dallo spread di riciclo dell’anima mundi, non dovremo stupirci di scoprire in futuro spaventosi vuoti pneumatici in punti del corpo ben poco erogeni. Nel subdolo sottrarsi della carne al proprio istinto copulatorio, l’uomo non dimostra affatto di essere più razionale del panda, né può sbrigativamente dirsi animale quando soggiace alla più vorace fame di consumo. Forse è semplicemente diventato la tautologica rappresentazione del suo stesso desiderio. Con buona pace di Marsilio Ficino e dell'anima sua, eternamente appesa fra Dio e la Bestia.          

2 commenti:

  1. Marsilio ficino già sentito mi dice qualcosa

    RispondiElimina
  2. Tu saggio ToPo diverrai un drago hai la velocità precoce la duttilità al lavoro e avrai la forza più potente al mondo

    RispondiElimina