domenica 4 novembre 2012

L’INDOVINELLO DEL PASTORE SARDO


Pati. Pasu. Pasa. Sembra uno scioglilingua o una formula magica, invece la tripartizione dell’essere umano fatta nei Sathapata Brahmana, uno dei più antichi testi sacri della tradizione indù, ci riporta nel fitto dell’Eden. In un bizzarro giardino da cui si levano rantolii sospetti e sospiri di godimento. Ehm…Dubbi? Rossori? Ma no, chiedete al pastore sardo, lui sa già tutto.
Indovina, indovinello: se ormai non siamo più sapienti vicino agli dei (pati), né tanto meno esseri capaci di padroneggiare ancora la trappola (pasa), che saremo mai? Un momento, un momento! Di che trappola stiamo parlando? Il pastore ridacchia come un matto: fratellino mio, l’interdipendenza di tutte le forme di vita. L’insieme delle leggi. Un guizzo. Gli occhi si spalancano. Troppo tardi! Mentre ancora ci stai pensando su, qualcun altro è già sopra. Anzi, dietro: la risposta era “pasu”, la brama animale. Non si fa chiamare forse “Pasupati” il dio Shiva, Signore delle Belve? Ah, pecorella innocente! Ancora non hai riconosciuto il dio travestito? Il dio delle greggi? Il Buon Pastore? “Non è una diminuzione riconoscere il proprio animale. Solo coloro che praticano i riti di fratellanza animale possono  superare la loro animalità”.
Fu così che il dio e la pecorella gettarono le vesti e, nudi, tornarono nella natura. 

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