mercoledì 22 maggio 2013

L'ERA DEL SEX DISCOUNT


Il conto alla rovescia ha preso avvio ieri mattina. Con strilli e urletti in prima pagina, il Giornale di Carate ha dedicato un articolo insolitamente ampio al lancio di un dvd porno amatoriale in Brianza: nessuna prestazione da guinness in vista, ma certamente attori cui riservare un occhio in più. Protagoniste sono infatti tre coppiette scambiste appena celate da una maschera sul viso, per quanto le stesse abbiano già svelato di provenire dal triangolo dei Comuni più bigotti della Brianza. Carate, Giussano, Besana. Insomma, i vicini di casa che ciascuno potrebbe improvvisamente riconoscere, tutti allegri trentenni. 

Addio star siliconate e registi perversi! La crisi ha colpito a morte persino il mondo della pornografia e Michela Marzano avrà sicuramente di che scrivere nella prossima edizione del suo saggio su “La fine del desiderio”. Dopo aver tirato troppo la corda, il cinema a luci rosse è costretto a ripiegare: “si tratta di prodotti di nicchia – ammette il responsabile della Valentino produzione, Marco Galimberti – poiché esiste un mercato che vuole video porno dal sapore amatoriale, interpretati da italiani che non lo fanno per soldi, ma per piacere. (…) il loro scopo è fondamentalmente quello di divertirsi”. 

Parlare di nicchia è oggi riduttivo: la ricerca della “verità” del sesso si è fatta talmente accanita, che vedere non basta più. Si ha bisogno di credere. Ci si aggrappa disperatamente a qualcosa che possa rendere ancora umano quanto esibisce solo cieca coazione. Se negli anni ’70 il mercato del piacere aveva infatti lasciato intendere che sarebbe stato necessario solo denudare il desiderio, al giro di boa del decennio successivo il corpo era già di troppo: “la pornografia contemporanea – evidenzia proprio la Marzano – propone una sovraesposizione dell’atto sessuale, con l’obiettivo di eliminare qualsiasi barriera tra l’interno e l’esterno del corpo”. Si cerca spasmodicamente quello che è stato definito come il “piacere speleologico”, una curiosità endoscopica che Jean Baudrillard riconduce ai giochi dei club giapponesi, dove i clienti possono guardare nella vagina delle ballerine per “scoprire il segreto delle loro viscere”. 

Dall’hard si viene risucchiati nell’ultra-hard: introduzione di oggetti a livello vaginale e anale, doppia penetrazione, sadomasochismo, scatologia, zoofilia, stupro, necrofilia. Un iperrealismo che, alla lunga, non può fare a meno di trasformarsi in ricerca della trasparenza totale, nell’attraversamento del corpo ormai privato di qualsiasi riferimento alla sua materialità: sia come soggetto, che come oggetto. Di un fuori e di un dentro, appunto. Un’ “allucinazione del dettaglio” che illude l’uomo circa l’assenza di segreti nell’invisibile della carne. 

Ma è un granchio colossale: “la pornografia contemporanea pretende di cancellare l’angoscia e, attraverso l’occultamento del mistero della carne, nega che le cose possano avere un fondo sconosciuto”. Volendo fare luce sull’origine del mondo, non solo profana il corpo, ma destabilizza pure il soggetto per via della sua sete d’onnipotenza conoscitiva. Il ritorno all’amatoriale, a una verità più accessibile e familiare, non è però la soluzione giusta: senza dubbio ha il pregio di liberare parzialmente il sesso dai meccanismi coercitivi dell’economia di mercato, ma ci riconsegna ostaggi dell’identità: di nuovo si torna al rapporto di scambio fra soggetto e oggetto, nel tentativo di ricostruire un nuovo io. Un io, però, sminuito. Banale. Addomesticato. Neppure in grado di pensarsi perfettibile. 

Ma il problema è proprio questo: come trascendere il nostro io, senza perdere noi stessi? Figlia di una classicità non ancora emancipata dal proprio eurocentrismo, la Marzano pensa che al di là del limes si annidino solo passioni barbare e distruttrici. Così facendo, ci abbandona però sul ciglio del precipizio.    

1 commento:

  1. Trasporto ci vuole sentimento Almenno se non un'antico romanticismo

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